Aria di Primavera? Primavera è ricominciare!
In attesa di riaprire la sede e riattivare gli incontri con fiori ed erbe abbiamo pensato di proporvi una rubrica,
un appuntamento settimanale che porteremo avanti per un po’.
Si chiama
ASSAGGIO DI FIORI: RUBRICA DI FIORI E DI ERBE
Ogni domenica, a partire dal 14 febbraio, un fiore si racconterà…..curiosità, tradizioni e assaggi.
COLLABORERANNO CON NOI:
Proloco di San Canzian, Ecomuseo Territori, Società Agricola Pinese, Casa Editrice l’Orto della Cultura e le ricette del M° Germano Pontoni, Grand Hotel Astoria di Grado
I TESTI E LE RICETTE sono tratte dal libro ASSAGGIO DI FIORI della casa editrice l’Orto della Cultura – Pasian di Prato
DOMENICA 11 APRILE IL SAMBUCO E LA RIGENERAZIONE
Buona domenica 11 aprile!! Oggi nella rubrica ASSAGGIO DI FIORI parliamo del sambuco e della sua bellissima energia
il Sambuco ci accompagna nella vita dicendoci:
“…lascia andare il passato e accetta il cambiamento, abbi fiducia nella rinascita, ricordati che ogni fine è un nuovo inizio…”
Un po’ di storia
era già conosciuto dai popoli preistorici i quali probabilmente preparavano con i suoi frutti bevande fermentate o tinture per tessuti, come testimoniano i grandi ammassi di semi trovati durante gli scavi archeologici di insediamenti Neolitici in Italia e Svizzera.
Il nome greco del sambuco Acté significa nutrimento di Demetra, per l’utilizzo delle sue bacche; in latino, da sambucus, significa sambuca, una macchina da guerra triangolare, una specie di ponte levatoio che veniva utilizzato durante gli assedi.
In Bretagna, Danimarca e Russia questa pianta veniva utilizzata per proteggere le case dai malefici. Nel calendario dei Celti rappresentava il tredicesimo mese lunare che si concludeva nei giorni del solstizio invernale. E’ il legno più antico utilizzato per costruire le bacchette magiche!
Armonia e messaggi:
Collegato al tredicesimo mese del calendario celtico, il sambuco simboleggia il numero 13: indica la rottura dell’armonia, incarnando il disordine. Infatti, è il numero che con l’aggiunta di una unità al 12, interrompe la ciclicità, obbligando ad una trasformazione radicale.
Con la sua energia è fonte di rigenerazione e nutrimento, accompagna nella rinascita e nei cambiamenti della vita. Un mazzolino di fiori di sambco esprime compassione per la situazione dolorosa.
Utilizziamolo:
I fiori di sambuco fioriscono tra la fine di maggio e inizio giugno, i frutti, maturano tra agosto e settembre: entrambi in cucina si trasformano in sciroppi, infusi e marmellate, frittelle e altre gustosissime preparazioni.
Con la corteccia e le foglie si preparano impacchi erboristici.
LA RICETTA, IL MAESTRO GERMANO PONTONI, CONSIGLIA
INVOLTINI DI MELANZANE E FRITTATA CON I FIORI DI SAMBUCO
INGREDIENTI per 4 persone
Per le melanzane
– 1 melanzana tonda freschissima (deve avere la buccia lucida e al taglio non si devono vedere i semi)
– 8 fette di provola tagliate sottili
– 2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
– 1 cucchiaio di pane grattuggiato
– sale q.b.
Per la frittata di fiori di sambuco
– 2 manciate di fiori di sambuco freschi da poco aperti (attenzione alla tipologia di sambuco!)
– 2 uova
– 3 cucchiai di grana grattuggiato
– 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
– sale q.b.
– 8 foglie di basilico per guarnizione
PREPARAZIONE
Sbattere le uova con una forchetta. Aggiungere i fiori di sambuco ben lavati e asciugati, il grana, il latte e sbattere bene. Ungere una padella, stendere la metà del preparato, cuocere da ambo le parti come una crespella e far raffreddare: deve risultare una frittata sottile.
Tagliare la melanzana in 8 fette sottili, far sudare con poco sale e taponare con carta da cucina. Allargare su un vassoio, appoggiare le fette di provola e un quadrato di frittata. Arrotolare, fissare con uno stecchino e disporre su una teglia ricoperta con carta forno, pennellare con olio e setacciare sopra un velo di pane grattuggiato.
Passare in forno a 190° per 10 minuti.
Togliere dal forno, far raffreddare, eliminare gli stecchini, tagliare gli involtini in 2 pezzi e sistemare sui piatti. Guarnire con fiori di sambuco freschi e foglie di basilico.
BUON ASSAGGIO DI FIORI
La ricetta è tratta dal libro Assaggio di Fiori – Casa Editrice l’Orto della Cultura
DOMENICA 28 MARZO L’ULIVO CHE RIPORTA ALLA VITA
Buona domenica, 28 marzo, Domenica delle Palme.
Oggi con la rubrica ASSAGGIO DI FIORI vogliamo ricordare un elemento importantissimo presente nella storia dei popoli mediterranei, un albero, l’ulivo: antico simbolo divino….
L’Ulivo porta un bellissimo messaggio, ci dice:
“Vieni, guarda i tuoi limiti e accettali, con amore ti accompagno e ti riporto alla vita”
Un po’ di storia:
Ulivo, Olea Europea
è considerato fra gli alberi più antichi, fonte per l’agricoltura e base dell’alimentazione mediterranea.
Albero sacro veniva piantato su terra consacrata accanto a templi, chiese, monasteri per la sua caratteristica di collegare l’uomo con il dio attraverso un canale di comunicazione che passava attraverso i suoi rami, il tronco e le radici.
Per tutti i popoli antichi presenti nelle terre del Mare Mediterraneo, ebrei, egiziani, romani, greci, l’albero di ulivo era un dono divino e simbolo di pace, il suo olio è sempre stato fondamentale nei riti sacri.
Molti sono i racconti e le leggende che parlano dell’ulivo, secondo i greci fu la dea Atena a donare la pianta mentre secondo i romani Romolo e Remo nacquero sotto un ulivo; nell’antico testamento è legato alle vicende di re Salomone; nell’Odissea Ulisse accecò Polifemo con un tronco di ulivo; Noè, dopo il diluvio universale, ricevette da una colomba un ramoscello d’ulivo. In Egitto, quando una donna si sposava riceveva in dono rami di ulivo a simboleggiare la vita che si rinnova; alle Olimpiadi, una corona di Ulivo veniva donata al vincitore, insieme ad una ampolla d’Olio; l’usanza di incoronare con l’Ulivo fu importata anche a Roma, dove questa particolare corona veniva utilizzata per insignire i cittadini più valorosi
L’Ulivo dunque porta con sé il significato di pace, di rinascita e di vittoria ed è diventato uno dei simboli principali della Pasqua, segno di rinascita e di rigenerazione
Utilizziamolo con la sua meravigliosa energia:
Un mazzolino di ulivo legato con un semplice spago bianco va appeso sulla porta di casa per sostenere l’energia positiva.
L’olio extravergine d’oliva è un alimento prezioso, tanto da meritare fin dall’antichità l’appellativo di “oro giallo”: con la loro energia infatti, le olive e l’olio d’oliva portano ricchezza e benessere nella famiglia e nella casa….un’idea regalo per la Pasqua?
Usato nelle lampade porta protezione e ri-allineamento energetico degli ambienti.
DOMENICA 21 MARZO IL GAROFANO CHE PARLA DI FEDELTA’
Il Garofano, la fedeltà agli impegni presi (e qui si apre un mondo meraviglioso, animico, che inizia con il fiore della vita)
Il nome dianthus venne ideato dal botanico svedese Linneo e deriva dalle parole greche dios e anthos, Dio e Fiore: il Fiore degli Dei.
Nativo dell’emisfero orientale, a crescita spontanea nel bacino del Mediterraneo, ripreso nell’arte decorativa greca e romana, il garofano è forse la pianta da più tempo coltivata ad uso ornamentale. Nell’antichità era considerato sacro a Zeus e i greci lo utilizzavano negli intrecci delle corone; tra i romani era noto come il fiore di Giove. Una leggenda racconta che i crociati vennero decimati nel 1270 da un’epidemia mentre si trovavano a Tunisi: a molti di loro il re portò un liquore a base di garofano che ne alleviò le sofferenze.
All’epoca della Regina Maria Antonietta di Francia, il garofano rosso distingueva i partigiani di Napoleone ed il bianco i monarchi; sembra che la Regina stessa, durante il periodo di prigionia, ricevesse numerosi messaggi nascosti nei calici di questi fiori.
Nel linguaggio dei fiori ha molti significati, diversi anche a seconda dei paesi: rappresenta comunque il simbolo della dignità, delle virtù e della nobiltà.
Con la sua energia ci parla di fedeltà verso gli impegni presi (e qui si apre un mondo meraviglioso che inizia con il Fiore della Vita), ci dice: “sono qui per aiutarti ad essere fedele, goditi l’amore che meriti.”
In aromaterapia rafforza la consapevolezza psichica e facilità i recupero dei ricordi sepolti da tempo.
Nelle ricette salate e dolci del Maestro Pontoni ritroverete il gusto dolce e allo stesso tempo un po’ piccante dei petali di garofano.
LA RICETTA, IL MAESTRO GERMANO PONTONI CONSIGLIA
SEMIFREDDO CON CREMA AL CAFFE’, MASCARPONE E GAROFANINI CARAMELLATI
INGREDIENTI per 6 semifreddi
200gr di mascarpone
2cucchiai di zucchero
8 biscotti savoiardi
2dl di caffè moka
2 uova a temperatura ambiente
Per la guarnizione
12 garofanini con il loro gambo (i fiori devono essere eduli)
6 cucchiai di zucchero semolato
4 cucchiai di acqua
PREPARAZIONE
Far bollire lo zucchero con l’acqua; quando lo zucchero privo dell’acqua inizia a fare le bolle e a prendere colore togliere dal fuoco, appoggiare su una base fredda e intingere i garofanini, appoggiare su carta forno e far raffreddare.
Separare i tuorli dagli albumi, aggiungere ai tuorli lo zucchero, mescolare fino ad ottenere una crema il doppio del volume. Mettere il mascarpone a cucchiaiate per non far smontare ed infine a cucchiaiate incorporare gli albumi montati a neve ben soda. Per ottenere un buon risultato aggiungere un pizzico di sale: la crema sarà così pronta. Sistemare 6 anelli su una pirofila rivestita di pellicola, porre nel fondo uno strato di biscotti, inzuppare con il caffè tiepido, mettere con una sacca uno strato di crema al mascarpone e poi di nuovo biscotti inzuppati.
Terminare con un velo di crema al mascarpone, gocce tirate di mascarpone mescolato con il caffè e guarnire con garofanini caramellati.
Buon Assaggio di Fiori!!!
La ricetta è tratta dal libro ASSAGGIO DI FIORI – casa editrice l’Orto della Cultura. Il servizio fotografico è stato realizzato al Grand Hotel Astoria di Grado
Un ringraziamento per la diffusione va all’Ecomuseo Territori, ProLoco San Canzian d’Isonzo, Azienda Agricola Pinese
DOMENICA 7 MARZO, IL RACCONTO DELLA CALENDULA
Domenica 7 marzo,
un altro appuntamento con ASSAGGIO DI FIORI, la rubrica di fiori ed erbe che ci accompagnerà ancora per un po’ attraverso i mesi della primavera….oggi la protagonista è CALENDULA, LA GUARITRICE
L’etimologia del nome nasce probabilmente dal latino calendae, cioè i primi giorni del mese lunare, nel calendario degli antichi romani.
Come la luna sorge ogni mese, così fa questa piccola meraviglia di colore arancio durante tutto il suo periodo di vegetazione dalla primavera all’autunno; un rapporto molto stretto dunque con l’astro lunare sottolineato anche dai semi di questa pianta che hanno la forma di falce di luna.
Anticamente veniva anche inserita fra le erbae solaris, le piante eliotropiche, per l’apertura e la chiusura del fiore con il passaggio del sole.
All’inizio del ‘900 la Calendula fungeva da barometro per gli agricoltori: se alle sette del mattino i fiori non erano ancora aperti, era segno di possibile pioggia in giornata. Nel 1700 il medico Chomel riportava l’uso dei fiori in boccio conditi nell’aceto per ristabilire l’appetito; secondo la teoria della Signatura i fiori di Calendula venivano utilizzati nelle patologie epatica e biliare, proprio per il colore giallo dei fiori.
Come la pratolina, la margherita e il girasole, anche la piccola calendula è armonia di colori, forme e numeri: il suo capolino porta la spirale aurea, nei suoi petali il numero magico di Fibonacci.
E’ il fiore “guaritore”, aiuta ad affrontare i problemi fisici, mentali ed energetici; conduce verso la guarigione più efficace, ripara l’aura e rinforza lo scudo aureo; aumenta la vitalità e l’autostima.
In cucina, la apprezziamo nelle ricette salate e dolci, con il suo profumo delicato leggermente pungente, il gusto amarognolo e appena un po’ piccante.
In aromaterapia magica il profumo dei suoi fiori rafforza e aiuta a conservare la salute; inalare l’aroma di sera prima di coricarsi assicura sogni premonitori.
Per molti secoli l’uomo, in momenti di angoscia e stanchezza, ha utilizzato il profumo della calendula per ottenere benessere.
Viene utilizzata sotto forma di olio essenziale, idrolito, essenza madre, oleolito: presente nelle leggende sulle pene d’amore, la calendula è la pianta che lenisce la pelle arrossata e sensibile
LA RICETTA, IL MAESTRO DI CUCINA GERMANO PONTONI CONSIGLIA:
LE CROCCHETTE DI FIORI DI CALENDULA AL CARTOCCIO
INGREDIENTI
24 fiori di calendula
30gr di cuore bianco di porro
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
mezzo mestolo di brodo vegetale
2 patate grosse lessate con la buccia
200gr di farina di mais fioretto
2 uova
sale e pepe bianco q.b.
olio di arachide per friggere
PREPARAZIONE
Lavare e sgocciolare i fiori di calendula e tenere a parte 12 fiori. Tritare finemente il cuore di porro e imbiondire con l’olio, aggiungere i fiori, mescolare, insaporire con sale, pepe e bagnare con il brodo. Cuocere per pochi minuti e passare al mixer-robot
Sbucciare e passare le patate al passa-verdure e poi metterle in una bacinella, aggiungere la crema di fiori di calendula, 100gr di mais fioretto, 1 uovo, 1 tuorlo; mescolare e regolare di sale. Fare delle palline grandi come una nocciola, metterle in frigorifero a riposare un paio d’ore e farle poi rotolare nella farina di mais fioretto. Sbattere a neve l’albume rimasto con un pizzico di sale alla fine, passare i fiori di calendula nella farina di mais fioretto e infine nell’albume montato a neve. Immergere uno alla volta i fiori e friggere in olio abbondante e caldo a 180°. Di seguito friggere le crocchette, sgocciolarle su carta assorbente da cucina e metterle nei cartoccetti di carta. Guarnire dentro un cornetto di carta per fritto con tre fiori fritti sopra e servire con uno steccone e tovagliolino. Buon ASSAGGIO DI FIORI
La ricetta è tratta dal libro ASSAGGIO DI FIORI della Casa Editrice l’Orto della Cultura
DOMENICA 28 FEBBRAIO, E’ IL TURNO DELLA PRATOLINA
Domenica 28 febbraio, buona primavera, oggi è la PRATOLINA ad accogliervi e a proseguire i racconti di ASSAGGIO DI FIORI
PRATOLINA: L’ACCOGLIENZA
L’origine del nome, secondo le ipotesi più moderne, deriva dall’aggettivo bellus (bello, grazioso), mentre il nome perennis fa riferimento al ciclo biologico di questa specie.
La storia della pratolina risale a più di 4000 anni fa: sono stati trovati reperti di antiche ceramiche decorate con questo piccolo fiore in Egitto e nel Medio Oriente; forcine d’oro per capelli abbellite da pratoline sono rinvenute negli scavi del palazzo minoico sull’isola di Creta.
Nell’antica Roma, i medici che accompagnavano le legioni in battaglia, mandavano gli schiavi a riempire i sacchi di pratoline fresche da spremere per impregnarne del succo le bende utilizzate per curare le ferite da taglio inflitte da spade e lance.
Nel Medioevo i cavalieri innamorati partivano in battaglia con addosso una margheritina e le loro amate li attendevano disegnando questo fiore.
Dopo aver ricevuto una proposta d’amore, era tradizione che la fanciulla rispondeva in modo affermativo ponendosi sul capo una coroncina di pratoline.
Nel linguaggio dei fiori è simbolo di purezza, innocenza, semplicità e modestia……ma non sottovalutatela!
Nel suo capolino porta la spirale aurea e il numero dei suoi petali corrisponde ad uno dei numeri della serie di Fibonacci.
Con la sua energia dà il benvenuto nei prati dalla primavera all’autunno, allontana le situazioni drammatiche e stressanti, semplifica la vita, favorisce il rilassamento e la cura di sè.
Come alimento troviamo i fiori e le foglioline arricchite di un sapore insolito, leggermente acidulo nelle gustosissime ricette proposte dal Maestro Pontoni. Può diventare un’ottima tisana e in cosmetica un oleolito rassodante, tonificante e molto utile per la circolazione sanguigna.
Ovviamente per le ricette le pratoline devono essere rigorosamente EDULI, ma per abbellire balconi, terrazze ed entrate vi consigliamo la Società Agricola Pinese in via Bagni a Monfalcone
Se vi fa piacere saperne di più, vi consigliamo il libro ASSAGGIO DI FIORI – casa editrice l’Orto della Cultura, da cui sono tratti i testi della rubrica
e….non appena si potrà….una passeggiata nel giardino della nostra sede o una meditazione guidata circondati dalle meravigliose pratoline!!
La nostra rubrica viene realizzata con la preziosa collaborazione dell’ECOMUSEO TERRITORI – Ronchi dei Legionari e della PROLOCO SAN CANZIAN D’ISONZO
LA RICETTA, IL MAESTRO DI CUCINA GERMANO PONTONI CONSIGLIA:
MEZZELUNE AI FIORI DI PRATOLINA E FORMAGGIO CAPRINO MORBIDO con emulsione di olio evo
per 4 persone
Per la pasta
200gr di farina “00”
50 gr di farina di grano duro
sale q.b.
Per il ripieno
3 cucchiai di fiori di pratolina eduli
100 gr di formaggio caprino fresco
sale q.b.
Per il condimento
3 cucchiai di olio di oliva extra vergine non troppo fruttato
2 cucchiai di acqua di cottura delle mezzelune
sale q.b.
Per la guarnizione
50 gr di Montasio stagionato grattuggiato a striscioline e fiori di pratolina con le sue foglie
PREPARAZIONE
Impastare gli ingredienti fino ad ottenere un composto omogeneo, lasciarlo poi riposare in frigo per mezz’ora racchiuso in una pellicolada cucina. Sbollentare le pratoline con 3 bicchieri d’acqua, sgocciolare, far raffreddare e tritare.
Nel frattempo mettere in una bacinella i fiori i pratolina tritati ed il formaggio caprino, amalgamare e regolare il sapore con un pizzico di sale.
Tirare la pasta sottile, ritagliare con un coppapasta dentellato a fiore dei dischi di 4cm di dm, mettere al centro un mucchietto di ripieno, pennellare il bordo con acqua tiepida, piegare a metà, far ben aderire e sigillare tutto intorno.
Portare l’acqua in ebollizione, aggiungere il sale e le mezzelune. Evitare che l’acqua abbia da bollire troppo per impedire che le mezzelune possano aprirsi. Dopo 4-5 minuti di cottura, sgocciolare le mezzelune, porle in una zuppiera calda, aggiungere l’olio, l’acqua di cottura e mescolare delicatamente.
Sistemare le mezzelune sui piatti caldi, distribuire sopra il Montasio grattuggiato a striscioline e 2 pratoline come guarnizione. Irrorare sopra il liquido della zuppiera ben emulsionato e……
BUON ASSAGGIO DI FIORI!!
DOMENICA 21 FEBBRAIO, LA VIOLETTA SI RACCONTA…..
VIOLA: LA CHIAROVEGGENZA
E’ il colore del fiore che ha dato il nome alle viole che, spontanee passando dal viola intenso al pastello creando delle meravigliose macchie nei prati e nel sottobosco. La viola era conosciuta fin dai tempi antichi nel bacino del Mediterraneo, la sua storia si intreccia con quella dell’antica Grecia e affonda le sue radici addirittura nel mito. I romani le chiamavano violette di marzo, la stagione della loro fioritura e se ne cingevano il capo per dissolvere le emicranie causate da abbondanti libagioni. Durante tutto il medioevo continuarono ad essere coltivate nei giardini dei monasteri e dei castelli.
Nei secoli successivi, soprattutto in Francia, il profumo intenso delle viole servì per coprire gli odori poco gradevoli dovuti ad una scarsa igiene: il consumo di viole era talmente grande che la loro coltivazione in Provenza si trasformò in forma industriale. Il successo delle viole continuò anche con Napoleone che al suo matrimonio con Giuseppina volle solo violette a ricordo di quelle che lei portava sull’abito il giorno in cui l’aveva conosciuta.
Fra i suoi petali ritroviamo il numero 5 che ci riporta all’Armonia e che in numerologia simboleggia la vita universale, l’individualità umana, la volontà, l’ispirazione, la genialità…
Le piccole viole sono energeticamente molto potenti, lavorano sul terzo occhio e aiutano a “vedere” le situazioni con altri occhi.
In cucina si utilizzano sia i fiori che le foglie in gustose ricette salate e dolci.
L’olio essenziale di violetta è il più indicato per prevenire e curare le infiammazioni bronchiali; estratto dai fiori freschi raccolti in primavera emana un intenso profumo che ha effetti antistress.
In primavera è il momento di ri-nascere, ri-armonizzare le nostre case e gli ambienti; un cestino di violette posto accanto alla porta di ingresso può “aiutare a vedere con chiarezza”
ASSAGGIO DI FIORI, Il M° di Cucina Germano Pontoni consiglia:
INGREDIENTI
per 4 persone
15 fiori di violetta (EDIBILI)
300 gr di ceci lessati
1 patata
1 scalogno
4 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
1 litro e mezzo di brodo vegetale
la buccia gialla d’arancia
sale e pepe q.b.
PREPARAZIONE
Sbucciare, taliare a pezzetti la patata, tritare lo scalogno e far imbiondire con 2 cucchiai di olio, aggiungere i cubetti di patata, far rosolare e aggiungere i ceci sgocciolati, mescolare, far bollire pochi minuti e bagnare con il brodo bollente; cuocere fino a che le patate sono sciolte, immergere il mini frullatore ad immersione e ottenere una crema, insaporire con sale, pepe e 3 violette spezzettate. Lasciare riposare; servire in piatto fondo con una giuliana sottile di buccia d’arancia e un filo di olio, guarnire con le violette. Buon assaggio di fiori!!
Tratto dal libro ASSAGGIO DI FIORI – casa editrice L’Orto della Cultura.
Foto degli interni Grand Hotel Astoria di Grado
DOMENICA 14 FEBBRAIO, LA PRIMULA SI RACCONTA…..
PRIMULA, IL BAMBINO ED IL BAMBINO INTERIORE
Il suo nome deriva dal latino “primus” che sta ad indicare la precocità della fioritura che, infatti, avviene quando inizia acomparire la prima erba dei prati alla scomparsa della neve.
Secondo una leggenda sembra che la prima Primula magica sia stata mandata dal Sole per sconfiggere il gelo dell’inverno che si era arrabbiato e aveva rinchiuso la primavera dentro una grotta ricoperta di ghiacci. Tutti gli animali spaventati chiesero aiuto al Sole che regalò loro questi fiori per aiutarli a riportare la magia della bella stagione. Da allora le Primule annunciano l’arrivo della primavera.
Nella profumatissima Primula ritroviamo il numero 5 dell’Armonia. Numero che è anche un simbolo antichissimo e potente: il Pentagramma che per la Magia tradizionale è un accentratore di potenza, felicità e amore. Secondo Pitagora rappresentava il simbolo della salute; nel Medio Evo si ritrovava nelle pagine di molti manoscritti: gli scrittori credevano così di riuscire a garantirsi il successo delle proprie opere!
E’ il fiore dei bambini, ne favorisce la guarigione, migliora il comportamento, aiuta a diventare bravi nell’assolvimento dei compiti scolastici, bilancia l’energia.
E’ anche il fiore per il bambino dentro di noi, che aiuta a risanare la ferita dell’abbandono, rende più forti rispetto alle sofferenze del passato e permette di aprire il cuore all’amore e all’intimità com maggiore fiducia e sicurezza interiore.
Profumato simbolo della primavera, la primula cresce spontanea nei prati ed è tutta commestibile: è possibile usare le foglie, dall’autunno alla primavera, e i fiori, in inverno-primavera, per preparare gustose pietanze!
Fra le cure naturali, è nota per le sue proprietà analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche, è utile contro insonnia e mal di testa; fra i rimedi popolari l’oleolito di primula, viene usati per frizioni in caso di contusioni, dolori muscolari e articolari.
ASSAGGIO DI FIORI, IL M° GERMANO PONTONI CONSIGLIA:
“FRITOLE DOLCI” con fiori di Primula alle tre farine
per 12 fritole
– 1 bicchiere di fiori di primula EDIBILI
– 50 gr di farina di mais fioretto
– 50 gr di farina di riso
-50 gr di farina di frumento “0”
– 1 uovo
– 50 gr di zucchero
– 2 cucchiai di grappa
– spumante secco ben freddo q.b.
– 1 cucchiaio di lievito per dolci
– olio di arachide per friggere
– fiori e foglie di primula edibili per guarnizione
PREPARAZIONE
spruzzare i fiori di primula con la grappa. Setacciare assieme le farine, separare il tuorlo dall’albume. In una bacinella mescolare con una frusta il tuorlo d’uovo con lo zucchero e lo spumante freddo, aggiungere le farine setacciate (lasciare indietro 2 cucchiaiate) assieme al lievito e mescolare delicatamente; infine aggiungere i fiori di primula leggermente spolverizzati con le farine e ancora mescolare. Deve risultare un impasto solido, cremoso e liscio; mettere in frigorifero e raffreddare bene. Riscaldare l’olio a 175° circa e a cucchiaiate far cadere l’impasto nell’olio caldo, dorare bene e sgocciolare su carta assorbente. Far raffreddare leggermente e setacciare sopra lo zucchiero a velo. Guarnire con fiori e foglie di primula.
Buon lavoro e buon assaggio di fiori!!!
Tratto dal libro ASSAGGIO DI FIORI, casa editrice l’Orto della Cultura
Foto degli interni, GRAND HOTEL ASTORIA – Grado